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Il disco in vinile, noto anche come microsolco o semplicemente disco, è stato ufficialmente introdotto nel 1948 negli Stati Uniti come evoluzione dei precedenti dischi a 78 giri, dalle simili caratteristiche, inizialmente in gommalacca. Correntemente il termine vinile viene spesso usato per indicare in particolar modo gli LP, anche se tale utilizzo è tecnicamente improprio, visto che anche altri formati sfruttano lo stesso materiale come supporto.
Come il suo antenato, è una piastra circolare incisa a partire dal bordo esterno, con un solco a spirale per la riproduzione di suoni. Le migliori qualità del vinile permisero di rimpicciolire i solchi e abbassare il numero di giri per minuto dei dischi dai 78 ai 33â?? ottenendo così una maggiore durata di ascolto, che raggiunse circa 25-30 minuti per facciata nei Long-Playing (LP), con punte massime di anche 38-40 minuti per lato, specie per le opere liriche.
Per la riproduzione sonora di un disco viene solitamente impiegato un giradischi collegato ad un amplificatore. In genere i giradischi permettono di utilizzare dischi di diverse misure e, per mezzo di un selettore, è possibile impostare la velocità di rotazione.
Fino agli anni ottanta del Novecento, è stato il più diffuso supporto per la riproduzione audio di materiale pre-registrato ed è stato prodotto su larga scala fino ai primi anni novanta (in Italia fino al 1993).


Berliner concepì il disco a piastra circolare come supporto audio all'interno di giocattoli parlanti nel 1888. Fino al 1894 il disco fu dunque utilizzato unicamente a questo scopo. In quell'anno Berliner iniziò a produrre autonomamente dischi sotto l'etichetta Berliner Gramophon, entrando in concorrenza con i cilindri prodotti da Edison; fu allora che fissò la velocità dei suoi dischi "intorno ai 70 giri al minuto". Alla fine del XIX secolo e nei primi anni del XX, tuttavia, la velocità dei dischi non era ancora univoca per tutti i dischi prodotti dalle varie case discografiche. Solo nel 1925 la velocità del disco fu ufficialmente standardizzata a 78 giri (o meglio, a 78,26) al minuto.
I primi dischi a 78 giri erano incisi su una sola facciata; successivamente la Columbia iniziò a produrre 78 giri con doppia facciata, denominati "Columbia Double disc record".
Le prime incisioni a 78 giri erano effettuate senza microfoni e senza energia elettrica ma con soli strumenti meccanici; famose etichette che incisero con questa tecnica furono la Columbia americana e la Società Italiana Fonotipia. Successivamente nelle sale di incisione entrarono i microfoni elettrici ma sempre corroborati da strumentazioni meccaniche. Infine, negli anni cinquanta, le incisioni dei 78 giri erano completamente elettriche e di qualità audiofonica assai migliore. La grande diffusione dei 78 giri si ebbe nell'immediato dopoguerra, dal 1946 al 1955, moltissime erano le aziende Italiane ed estere che incidevano a 78 giri. Nel panorama Italiano vi era la società Carisch (che distribuiva anche la Odeon, la Pathé, la Parlophon, la Vis Radio) poi vi era la Cetra, la Fonodisco Italiano Trevisan Milano (Fonit), la RCA Italiana (Italo-Americana), la Voce del Padrone, la Durium-Telefunken (Italo-Tedesca), la Compagnia Generale del Disco (CGD appartenuta al cantante Teddy Reno).
Gli ultimi dischi a 78 giri risalgono alla prima metà degli anni sessanta, ma si tratta per lo più di prodotti sudamericani o asiatici.

Nel 1948 furono introdotti i dischi in vinile, i quali presentano un solco di dimensione minore e consentono una maggiore durata di registrazione, riuscendo a raggiungere nei 33 giri 25-30 minuti a facciata.


I dischi 78 giri erano prodotti in gommalacca, materiale caratterizzato da un'estrema fragilità e da una struttura che portava ad avere dei dischi affetti da un fruscio. Nei dischi microsolco la gommalacca è stata sostituita da un materiale termoplastico, il PVC. Da questo materiale deriva la denominazione vinile usata per indicare i dischi prodotti con questa tecnologia.
Il colore del supporto è tipicamente nero anche se sono stati realizzati dischi in vinile colorato (soprattutto Maxi-single).


I dischi sono stati prodotti in vari formati e con varie velocità di rotazione. Le tipologie più comuni sono:
diametro velocità di rotazione denominazione comune durata approssimativa
per facciata
pollici cm giri al minuto minuti
12 30,5 33 â?? 33 giri o long-playing (LP) 30
12 30,5 45 / 33 â?? Maxi Single, Mix, EP o 12" 15
10 25,4 45 / 33 â?? 10" o EP 10" 15
10 25,4 78 78 giri o Single-playing (SP) 3
7 17,8 45 / 33 â?? EP 7" 5 / 7
7 17,8 45 45 giri o 7" 4
Sono stati prodotti dischi anche con diametri diversi (per esempio 16 pollici usato in ambito radiofonico) e con velocità di rotazione diverse (16,6 giri al minuto per ottenere una maggiore durata a scapito della fedeltà). I dischi in vinile a 16 giri al minuto furono prodotti per lo più negli anni cinquanta e sessanta, soprattutto negli USA. Le dimensioni di un 16 giri, contrassegnato dalla sigla LLP, sono le stesse di un LP 33 giri, la durata della riproduzione è di circa 60 minuti per facciata. In Italia la produzione di 16 giri fu scarsissima, la Durium adottò questa velocità in alcune edizioni musicali.
I dischi a 78 giri sono caratterizzati da una dimensione del solco notevolmente maggiore (circa il triplo) dei più moderni microsolco a 33 e 45 giri. In conseguenza a ciò e della maggior velocità di rotazione la durata di un disco a 78 giri era di pochi minuti per facciata.
I dischi a 78 giri e i primi dischi microsolco erano registrati con il segnale di un solo canale, erano perciò detti monofonici. Negli anni trenta venne ideata una tecnica che permetteva di registrare contemporaneamente due segnali su un'unica traccia sfruttando il movimento verticale e quello orizzontale dello stilo. Registrando il segnale di somma (destro + sinistro) con movimenti orizzontali e il segnale di differenza con movimenti verticali fu possibile riprodurre i due canali necessari ad una riproduzione stereofonica mantenendo comunque la compatibilità col vecchio formato monofonico. Tale tecnologia non fu commercializzata fino agli anni sessanta e si affermò solo nel corso degli anni settanta.
Negli anni sessanta furono prodotti anche dischi quadrifonici che grazie ad una tecnologia detta a matrice adottata nei circuiti erano in grado di separare i segnali su quattro canali, dando all'ascoltatore l'impressione di essere letteralmente circondato dal suono. Questa tecnica ebbe uno scarso successo commerciale dovuto probabilmente alla diffusione minima ed agli alti costi dell'apparecchio riproduttore (in particolare delle testine a taglio Shibata, uniche a permettere la riproduzione quadrifonica) in un'epoca in cui anche gli impianti in grado di riprodurre i dischi stereofonici erano ancora un lusso.


I dischi in vinile venivano stampati per mezzo di una pressa idraulica utilizzando un'immagine negativa realizzata in metallo a partire da un master principale, una sorta di primo disco ottenuto incidendovi con la massima precisione i suoni originali da supporto magnetico in sala di registrazione. Da questo master si otteneva un primo negativo dal quale venivano generati degli ulteriori master utilizzati per stampare i negativi che, pressando il PVC, come si accennava prima, imprimevano al disco la sua forma definitiva. Successivamente, sulla plastica ancora calda, veniva apposta l'etichetta vera e propria.


l suono su disco in vinile è riprodotto analogicamente, per la riproduzione l'informazione sonora viene letta per mezzo di una puntina, in diamante o altro materiale sintetico, posta sul solco inciso. La rotazione del disco fa sì che la puntina generi vibrazioni derivanti dall'irregolarità del solco che, per mezzo dello stilo su cui è montata, vengono portate ad un trasduttore, (fonorivelatore), il quale può essere realizzato con varie tecnologie.
piezoelettrico
magnete mobile
bobina mobile
Il sistema piezoelettrico sfrutta la caratteristica di particolari cristalli di generare elettricità quando sottoposti a sforzi meccanici. È caratterizzato da un segnale elevato e da una qualità piuttosto bassa. Era utilizzato soprattutto negli apparati portatili e in quelli di fascia economica, ormai non più in uso; anche se negli anni cinquanta esistette una produzione di notevole qualità di apparecchi che sfruttavano il sistema di lettura piezoelettrico. Questi ultimi erano spesso usati in raffinati mobili radiogiradischi di produzione tedesca, oggi non classificabili come hi-fi, tuttavia presentavano una notevole corposità sonora ed eufonia. Famosi giradischi con sistema piezoelettrico di tal genere erano gli automatici PerpetuumEbner, Elac, Dual e simili.
I sistemi a magnete mobile e a bobina mobile tuttora usati, sfruttano il fenomeno dell'induzione elettromagnetica per generare un segnale proporzionale agli spostamenti della puntina. La differenza fra i due è legata a quale parte viene fatta muovere nei confronti dell'altra. I pick-up a magnete mobile hanno sempre avuto maggiore diffusione rispetto a quelli a bobina mobile, più complessi e di conseguenza costosi, nonché per la ragione del basso livello del segnale generato (molto più debole), che richiede un ulteriore preamplificatore.
Il segnale generato (nell'ordine dei millivolt, nei pick-up a magnete mobile) viene amplificato per poter pilotare gli altoparlanti.
Recentemente sono stati realizzati degli apparecchi che utilizzano un fascio laser per leggere il solco del disco in maniera analoga a quella utilizzata dai lettori di compact disc. Questa tecnologia (estremamente costosa, vista anche la produzione estremamente scarsa) si rivolge a coloro che vogliono riprodurre i vecchi dischi in vinile senza usurarli.


A causa dell'impossibilità fisica di trasferire meccanicamente nel solco in ugual misura, tutte le frequenze comprese tra i 20 Hz e i 20 kHz, il segnale elettrico, prima di essere trasferito sul disco viene equalizzato, enfatizzando gli acuti e attenuando i bassi. Questo permette di avere solchi più stretti ( e quindi una maggiore durata del disco). Per annullare gli effetti di tale trattamento basterà applicare una equalizzazione opposta in fase di preamplificazione. Purtroppo la curva di equalizzazione dei dischi è stata standardizzata dalla RIAA solo nel 1953, quindi per i primi 33 giri immessi sul mercato trovare la giusta curva di de-enfasi non è semplice. Come si vede dal grafico, la curva di de-enfasi RIAA somiglia ad una "S" molto aperta; il suo centro rappresenta la frequenza di 1000 Hz, punto di equalizzazione nulla, le frequenze al di sopra di questo punto vengono esaltate, quelle al di sotto vengono attenuate. L'equalizzazione viene effettuata da un filtro, che può essere realizzato tramite una semplice rete di resistori e condensatori, la precisione dei valori dei componenti del filtro determina il grado di fedeltà in frequenza del segnale riprodotto.

La qualità acustica è eccellente, il suono riprodotto in modo meccanico ed analogico garantisce una fedele riproduzione della musica e specialmente di quella registrata prima dell'avvento delle tecnologie digitali, ma solo se tutti i parametri sono perfettamente tarati e i componenti sono di altissimo livello. Ancora oggi, prendendo come giudice solo l'orecchio, tra gli audiofili c'è discordanza di opinioni sull'effettiva superiorità dei sistemi digitali.[senza fonte]
In impianti ad altissimo livello il vinile è considerato superiore al CD sia per il dettaglio sonoro, sia per la ricostruzione della scena musicale, a fronte però di un costo molto superiore a parità di qualità di riproduzione.


Il disco in vinile è soggetto ad usura e graffi che ne compromettono la qualità acustica e/o la funzionalità ed è anche soggetto all'azione di microscopiche muffe che ne inficiano la qualità di riproduzione: necessita pertanto di particolari periodici interventi di cura e pulizia.
L'utilizzo è relativamente scomodo: ad ogni inizio di ascolto, per salvaguardare la massima qualità, andrebbero puliti dalla polvere sia il disco che lo stilo della testina di lettura.
La testina di lettura, come la maggior parte dei trasduttori, è sensibile alle variazioni di temperatura e di umidità. Inoltre i parametri fisici delle parti che la compongono si modificano col tempo ed è anch'essa soggetta ad usura.
L'errore di tangenza conduce inevitabilmente ad una notevole distorsione, soprattutto in prossimità della parte interna del disco, a meno di non utilizzare bracci tangenziali, i quali però soffrono di altri problemi data la loro complessità.
La riproduzione di frequenze molto basse può indurre in impianti non perfettamente messi a punto, il cosiddetto feedback o effetto Larsen; se l'impianto di riproduzione entra in risonanza col suono emesso dagli altoparlanti, si genera un effetto a catena (loop) capace di generare rumori pressoché incontrollabili e spesso deleteri per i diffusori acustici.
Il rapporto dinamico ottenibile è difficilmente superiore ai 60 dB.
La risposta in frequenza e la qualità di riproduzione di un disco in vinile possono ridursi con l'ascolto frequente e in particolar modo se la puntina di lettura è consumata o la testina è regolata con un peso di lettura eccessivo, oppure se l'articolazione dello stilo ha perso l'originaria cedevolezza meccanica, necessaria per seguire accuratamente i solchi laddove sono incise alte frequenze.
La RIAA ha suggerito le seguenti riduzioni accettabili alle alte frequenze in base al numero di ascolti: fino a 20 kHz dopo un ascolto, 18 kHz dopo tre ascolti, 17 kHz dopo cinque ascolti, 16 kHz dopo otto, 14 kHz dopo quindici, 13 kHz dopo venticinque, 10 kHz dopo trentacinque, 8 khz dopo ottanta ascolti.[senza fonte] Il degrado può aumentare, se si ascolta il vinile ripetutamente in rapida successione. L'enorme pressione dello stilo sulle pareti del solco, equivalente a circa una tonnellata per centimetro quadro per ogni grammo di peso in una scala microscopica, causa una deformazione delle pareti del solco generata dal calore e la conseguente distorsione sonora.


Al fine di ridurre al minimo la progressiva perdita di aderenza al microsolco delle puntine a profilo conico, sono state progettate puntine di diverso profilo, per esempio ellissoide: tale geometria permette di ridurre la superficie di contatto con il microsolco, consentendo allo stilo una migliore aderenza alle pareti del microsolco.
Siccome il vinile ha bisogno di tempo per tornare alla sua forma originale, in genere gli audiofili pongono un congruo intervallo di tempo tra due ascolti dello stesso supporto (almeno ventiquattro ore). Una tecnica di pulizia (non ben vista da molti collezionisti e appassionati) è l'uso di un secondo braccetto preposto a inumidire i solchi con acqua distillata o detergenti specifici. Al di là dei dubbi dei puristi del suono, va detto che l'acqua distillata, se il supporto non è rovinato da graffi o tracce di grasso dei polpastrelli, è il detergente più indicato per rimuovere tracce di polvere dal microsolco, in quanto, non essendo polarizzata e non presentando sostanze impure, permette di pulire la superficie del disco senza creare fenomeni elettrostatici che attirerebbero ulteriore polvere. Per venire incontro a questa esigenza degli audiofili, sono comparse sul mercato macchine lavadischi, progettate appositamente a questo scopo[1][2].
Molti collezionisti usano registrare il contenuto del disco su supporto analogico o digitale (nastro magnetico, Compact Disc o file digitale) e ascoltare tali riproduzioni evitando l'uso del disco stesso, anche se in tal caso si privilegia la durata del supporto in vinile rispetto all'ascolto del suono originale.


Tutti gli articoli soprastanti sono estratti  dell'enciclopedia on line WikiPedia a questo proposito vi rammento di sostenerla poichè il sapere deve essere a portata di tutti .......un grazie a tutti quelli che hanno approfondito l'argomento. Qui sotto troverete il video tratto da YOUTUBE che illustra l'intera filiera industrale che fa nascere un disco.